Dieta senza glutine: è davvero quello che serve per stare bene?

La dieta senza glutine, che oggi molte persone seguono, è un “rimedio” basato sulla filosofia della medicina. Solitamente infatti quando si ha un problema, si va dal medico che cerca di capire la sua origine. Poi prescrive undieta senza glutine rimedio in genere consigliato per quella causa secondo studi, ricerche e anche in base all’esperienza di altri medici. In teoria questo rimedio dovrebbe essere sicuro ed efficace, ideale per risolvere il problema iniziale in maniera definitiva. Cosa succede se però non si ottengono gli effetti sperati?

Questo è quello che succede a chi è celiaco e segue, secondo consiglio medico, una dieta senza glutine rigorosa, ma il suo stato di salute non migliora completamente, anzi…

Siamo tutti d’accordo che il glutine è il responsabile della malattia celiaca, quindi toglierlo è il primo passo da fare. Quello che viene fatto convenzionalmente è seguire una dieta per celiaci per tutta la vita, ottenendo in teoria uno stato di salute migliore. Ci sono però ricerche attuali che stanno portando alla luce risultati ben diversi dalle aspettative.

Studi Recenti Sulla Dieta Senza Glutine

Sono molte le persone che sono rimaste sorprese dai risultati ottenuti da una ricerca svolta negli Stati Uniti. L’Università di Chicago è uno dei più importanti centri di trattamento e di ricerca per la malattia Celiaca. Riporto ciò che dice uno dei loro studi:

Mentre la guarigione può richiedere fino a 2 anni negli adulti più anziani, la nuova ricerca dimostra che l’intestino tenue fino al 60 % degli adulti non si rimargina mai, soprattutto quando la dieta non è rigorosa al massimo“.

Quindi per più della metà l’intestino tenue, nonostante una dieta senza glutine (non seguita alla lettera, quindi con qualche strappo alla regola), rimane malato. Lo studio dovrebbe anche dire che questo è un segno che la dieta senza glutine non risolve il problema, ma non viene menzionato niente, al riguardo…

Ci sono altri studi però che portano alla luce i lati oscuri della dieta senza glutine.

Il Manuale Merck dice sulla celiachia: “La diagnosi viene confermata da un esame microscopico iniziale di un campione bioptico che rivela che i villi dell’intestino tenue sono appiattiti e da un successivo miglioramento nel rivestimento dopo che la persona smette di mangiare alimenti contenenti glutine”.

Purtroppo però ci sono studi che non confermano questo miglioramento in maniera significativa.

dieta senza glutineNel 2009 uno studio su 465 pazienti celiaci (pubblicato dal Journal of Alimentary Pharmacology and Therapeutics) riportò che solo l’8% dei pazienti aveva raggiunto la “normalizzazione istologica”, ottenendo un tessuto intestinale recuperato. Il 92% quindi, nonostante una rigorosa dieta senza glutine seguita per 16 mesi, aveva ancora l’intestino malato. La dichiarazione rilasciata fu questa: “La completa normalizzazione delle lesioni duodenali è molto rara nei pazienti celiaci adulti nonostante l’adottamento di una dieta priva di glutine.”.

Un altro studio del 2010 pubblicato dal Journal of Gastroenterology fu condotto su 381 adulti con malattia celiaca con diagnosi confermata dalla biopsia. Solo il 34% dei partecipanti, seguendo una dieta senza glutine per 2 anni, ha trovato un recupero completo della mucosa dell’intestino. Lo studio concluse: “Il recupero della mucosa intestinale era assente in notevole parte dei partecipanti adulti con malattia celiaca accertata, nonostante il trattamento con una dieta priva di glutine“.

Non sarebbe poi così male, se questo comunque significasse un parziale miglioramento clinico. Il problema però è che, secondo questi studi, la maggior parte dei celiaci che mangiano senza glutine hanno ancora un intestino infiammato.

L’infiammazione intestinale prosegue anche dopo la dieta senza glutine

Torniamo un attimo allo studio del 2009, con i 465 pazienti che seguirono la dieta senza glutine per 16 mesi. Lo stesso rilevò che il 65% dei pazienti presentava ancora “linfocitosi intraepiteliale persistente” che non è altro che un termine medico per indicare l’infiammazione intestinale.

Un altro studio del 2008 del Journal of Infiammation ha esaminato 18 pazienti celiaci che non presentavano sintomi (SFCD) e ha scoperto che avevano ancora marcatori elevati di infiammazione intestinale anche dopo 2 anni con una dieta priva di glutine. Lo studio affermò: “Le feci sia di pazienti con Celiachia attiva, e SFCD (senza sintomi per 1-2 anni con una dieta senza glutine), presentano un microbiota squilibrato , con significativo aumento della produzione di TNF -alfa e l’espressione CD86 in PBMC, mentre è diminuito l’IL- 10, la produzione di citochine e l’espressione CD4 rispetto ai campioni di controllo “.

Ecco un altro interessante studio. Nel 2009 l’American Journal of Gastroenterology pubblicò uno studio effettuato su 45 bambini celiaci e 18 controlli clinici. Esaminarono le biopsie intestinali riscontrando un aumento della presenza di cellule T (indice infiammatorio) nei pazienti trattati correttamente per la Celiachia:

La presenza di lunga durata di alte frequenze di cellule T nel compartimento epiteliale nei malati di celiachia che seguono una rigorosa dieta senza glutine, indica che l’epitelio è sotto stress probabilmente a causa di un attacco costante“.

Tutti questi studi hanno esaminato pazienti che dovrebbero essere “guariti” eseguendo rigidamente l’astinenza dal glutine, ma nonostante molti di loro fossero senza sintomi, i risultati clinici hanno dimostrato la permanenza di infiammazione intestinale, che può portare a sviluppare altre malattie, anche molto serie. I loro intestini sono in fiamme, anche dopo mesi e mesi senza glutine.

Le carenze nutrizionali dopo tanti anni di dieta senza glutine

Le ricerche che vi ho portato in esempio fino ad ora sono state condotte tutte su pazienti che hanno seguito la dieta senza glutine per mesi. Cosa succede a chi invece la segue per anni, ossia a lungo termine? Ci sono stati studi condotti anche in questo senso, con risultati altrettanto sorprendenti.

Nel 2002 l’Alimentary Pharmacology and Therapeutics scoprì che il 56% di 30 adulti con celiachia in remissione (dimostrata dalla biopsia) aveva uno scorretto assorbimento dei nutrienti, dimostrabile dalle carenze nutrizionali che avevano. Queste le conclusioni dello studio: “Si crede generalmente che i pazienti celiaci che aderiscono ad una rigorosa dieta senza glutine per anni, abbiano una dieta nutrizionalmente adeguata. Questo è supportato dalla dimostrazione di una normale densità minerale ossea fino a 10 anni di trattamento dietetico. I nostri risultati indicano il contrario. Abbiamo trovato i segni indicativi di uno stato di carenza vitaminica nel 56 % dei pazienti adulti celiaci trattati“.

In poche parole il loro apparato digerente non funziona ancora correttamente. La metà dei pazienti celiaci soffre quindi di una carenza di nutrienti che sono necessari per restare in salute e per garantire la longevità. Hanno quindi un rischio maggiore di ammalarsi.

Permeabilità intestinale: la dieta senza glutine aiuta a curarla?

Ho già avuto modo di parlare profondamente della permeabilità intestinale in più di un articolo. Sicuramente c’èdieta senza glutine una stretta connessione tra permeabilità e celiachia perché senza sanare la prima, è impossibile risolvere la seconda. La dieta senza glutine però non è ciò che ci può aiutare a risolvere la permeabilità intestinale.

Nei celiaci la gliadina dà inizio alla permeabilità intestinale, provocando un aumento della proteina zonulina. Quando si segue una dieta senza glutine effettivamente i livelli di zonulina diminuiscono, ma sono sempre più alti rispetto a chi non è celiaco. Quindi la normale funzionalità della “barriera” intestinale non viene ripristinata e l’intestino rimane permeabile.

Alcuni studi hanno infatti dimostrato che i celiaci che mangiano glutine hanno enormi quantità di zonulina, ma quelli che escludono il glutine dalla loro alimentazione per anche oltre 2 anni hanno comunque livelli molto elevati. Questo significa che la causa della sovrapproduzione di zonulina non è imputabile solo al glutine.

C’è qualcosa di ancora più strano. In uno studio effettuato su alcuni pazienti è stato scoperto che i tessuti intestinali prelevati nei soggetti celiaci che continuavano a mangiare glutine era presente 3 volte meno permeabilità rispetto a chi aveva seguito una dieta senza glutine per oltre due anni.

In un altro studio condotto nel 2008 dal Brazilian Journal of Medical and Biological Research, venne fuori che nonostate una dieta priva di glutine di 1 anno, la permeabilità dei pazienti celiaci era maggiore rispetto ai celiaci che avevano continuato a nutrirsi con glutine (il rapporto è circa del 4 a 1). Queste le conclusioni: “Il completo recupero dei villi intestinali potrebbe non verificarsi e può persistere un processo infiammatorio“.

L’elevata infiammazione, le carenze nutrizionali e la permeabilità intestinali persistono anche seguendo una dieta senza glutine e senza accorgersene molto volte si arriva a una malattia celiaca non trattata.

La Celiachia Non Trattata Distrugge La Tua Salute

Non è il caso di allarmarsi, ma non curando completamente la malattia celiaca, la salute peggiora molto più in fretta rispetto alle persone sane.

Ci sono studi che a questo proposito hanno portato alla luce un tasso di mortalità più alto del 2,80% nei pazienti con atrofia dei villi (celiachia) e il 39% in più del rischio di mortalità nel periodo degli studi. Altri studi invece hanno visto che pur non presentando l’atrofia dei villi, chi presenta infiammazione intestinale ha un 4,66% in più il rischio di morte nel primo anno dalla diagnosi e un aumento del rischio di morte del 72% nel periodo di studio.

Conclusioni sulla celiachia: La strada da intraprendere

L’eliminazione dall’alimentazione di ciò che ha provocato la celiachia è indispensabile. Ma la dieta senza glutine non è sufficiente e si rischiano anche ulteriori complicazioni per la salute.
Nella maggior parte dei casi non si risolve la permeabilità intestinale, né l’infiammazione, o la barriera intestinale danneggiata. Ci deve essere di più.

La vera soluzione sta nel riparare la permeabilità intestinale. Questo è il giusto inizio, quello che tutti i medici dovrebbero consigliare. Purtroppo non lo fanno, quindi i pazienti arrivano da me esauriti, senza speranza. E io gli spiego fiducioso che la celiachia si può far retrocedere, non con la dieta senza glutine a vita, piuttosto fermando l’auto attacco immunitario (la celiachia come saprai è una malattia autoimmune), riparare il danno presente e vivere quindi in serenità senza particolari problemi. Molti miei pazienti si possono considerare ex celiaci, da quando hanno risolto la loro permeabilità intestinale.

Chi conosce la mia storia lo sa. Ho sofferto per anni di morbo di Crohn che è, come la celiachia, una malattia autoimmune che condiziona la vita. Avevo quasi perso le speranze, quindi nessuno capisce meglio di me come tu possa sentirti.

Anche se in tanti ti hanno detto che per stare meglio non devi mangiare il glutine, da questo articolo avrai capito che, una dieta senza glutine, benché utile, deve essere solo temporanea. Ti sarà utile mentre cerchi di sanare la permeabilità intestinale, seguendo un preciso percorso. La strada per retrocedere dalla celiachia quindi esiste e se deciderai di intraprenderla, sarò felice di poterti accompagnare in questa fase tanto delicata, ma importante della tua vita.

 

Riferimenti:

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  • Rubio-Tapia A. Mucosal recovery and mortality in adults with celiac disease after treatment with a gluten-free diet. Am J Gastroenterol. 2010 Jun;105(6):1412-20
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  • Holmes G K. Malignancy in coeliac disease–effect of a gluten free diet. Gut. 1989 Mar; 30(3): 333–338
  • Fasano A. Gliadin, zonulin and gut permeability: Effects on celiac and non-celiac intestinal mucosa and intestinal cell lines. Scand J Gastroenterol. 2006 Apr;41(4):408-19
  • Viela E G. Gut permeability to lactulose and mannitol differs in treated Crohn’s disease and celiac disease patients and healthy subjects. Brazilian Journal of Medical and Biological Research (2008) 41: 1105-1109
  • Ludivgsson J. Small-Intestinal Histopathology and Mortality Risk in Celiac Disease. J Amer Medic Ass 2009 Sept; 302(11): 1171-1178
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