Parte 4: L’impatto dell’attività sportiva sulle malattie croniche intestinali

Le Malattie Croniche Intestinali (MICI) – definite anche Inflammatory Bowel Disease (IBD) – hanno un’incidenza variabile sullo stato di salute complessivo dei pazienti. Si stima che in Italia siano circa 200.000 le persone affette da Malattia di Crohn, infiammazione intestinale e le cosiddette “coliti indeterminate”.

Nei precedenti articoli ho approfondito l’incidenza dell’attività sportiva sull’ecosistema dell’apparato gastrointestinale. Quest’ultimo è la combinazione di microbiota, sistema immunitario intestinale e barriera. L’alterazione cronica dei complessi equilibri che ne regolano il funzionamento è, di conseguenza, argomento rilevante nel panorama medico internazionale. Il motivo è da rintracciare nell’allarmante aumento di MICI; negli ultimi dieci anni, le diagnosi e le terapie contro le Malattie Croniche dell’Intestino sono aumentate di circa venti volte. La domanda sorge, dunque, spontanea: possono i benefici dello sport alleviare i sintomi derivanti dalle reazioni immunologiche abnormi attuate dall’intestino nei confronti degli antigeni, come i batteri?

Per scoprirlo, ho sintetizzato le ricerche più rilevanti del panorama di ricerca a noi contemporaneo, nella speranza che l’attività motoria venga formalmente considerata una medicina 100% naturale a favore della lotta contro le MICI.

 

MICI – Quali sono le cause, le terapie e i fattori di rischio?

Al giorno d’oggi, le Malattie Croniche Intestinali sono considerate “idiopatiche” – cioè di origine sconosciuta. Tra le molteplici ipotesi patogenetiche, i ricercatori hanno evidenziato la prevalenza di squilibri immunologici derivanti da fattori genetici e ambientali – come il fumo, che predispone alla malattia di Crohn e protegge, curiosamente, dalla rettocolite ulcerosa.

La diffusione delle MICI è, inoltre, una prerogativa di Paesi ad alto reddito. Il motivo? Depressioni, periodi di forte stress, somministrazione di farmaci ausiliari e cambiamenti repentini nella dieta sono considerati elementi di rischio secondari, responsabili di una riacutizzazione dei sintomi delle MICI.

Come se non bastasse, le manifestazioni somatiche delle Malattie Croniche Intestinali vengono spesso sottovalutate tanto dai pazienti, quanto dai professionisti della salute; si tratta, a ben vedere, di patologie subdole e difficilmente diagnosticabili. È stato stimato che il 20-40% dei soggetti colpiti riceve una scheda clinica completa soltanto al raggiungimento della fase grave-acuta.

Sul versante medico, le Malattie Croniche Intestinali sono trattate con farmaci steroidei e immunosoppressori, tra cui l’azatioprina, nonché con terapie biologiche capaci di “spegnere” le reazioni infiammatorie in modo mirato. Nei casi avanzati di malattia di Crohn si ricorre, inoltre, alla chirurgia.

Tuttavia, l’aspetto di maggior rilevanza riguarda la prognosi delle MICI summenzionate; essendo una patologia cronica remittente, la malattia è tendente alla riacutizzazione. Compito del medico è quello di arginare le reazioni acute con terapie farmacologiche d’attacco e limitare le occasioni recidive mediante trattamenti di contenimento/mantenimento.

 

Sport e Malattie Croniche Intestinali

Si cade spesso nell’errore di credere che l’attività motoria incida negativamente sul contenimento delle MICI in stadio avanzato. In realtà, sessioni di allenamento costanti nel tempo diminuiscono il rischio di riattivazione patogena, minimizzando anche il disagio dei sintomi in fase acuta.

Il consiglio è quello di stabilire protocolli di allenamento che siano in grado di sostenere il paziente in modo graduale e stimolante; stilare un calendario di training coerente allo stile di vita, alla condizione di salute e alle attitudini del singolo individuo è l’asso nella manica di cui il medico può far uso per alleviare i disagi cronici provocati dalle MICI.

Il motivo di tali benefici è da attribuire alla motilità dell’apparato gastrointestinale. Numerosi studi scientifici[1] hanno dimostrato quanto i soggetti attivi godano di movimenti intestinali più regolari se paragonati a quelli delle persone sedentarie. Nel dettaglio, l’attività motoria favorisce l’espulsione del gas intestinale ed è una soluzione naturale al problema della costipazione, molto comune nei pazienti affetti da infiammazioni IBS. Ricerche di settore suggeriscono che i vantaggi in questione derivino dal coinvolgimento dell’asse intestino-cervello nel corso delle sessioni di allenamento intenso-moderato.[2]

 

GERD e patologie oncologiche

La Malattia del Reflusso Gastroesofageo (GERD) implica una sintomatologia cronica debilitante derivante dal rifluire del contenuto gastrico nell’esofago. Tra i sintomi più comuni: bruciore di stomaco prolungato nel tempo, rigurgito, dolore toracico, nausea e disturbi del sonno. Anche in questo caso, ricerche scientifiche pubblicate nell’ultimo decennio hanno portato l’attenzione della comunità medica sui benefici concreti dell’attività sportiva nella lotta contro le manifestazioni debilitanti già menzionate: “la ripetizione dell’esercizio fisico una volta a settimana è stato associato a una significativa riduzione (50%) del rischio di reflusso gastroesofageo rispetto al gruppo campione che non ha svolto uno sforzo motorio organizzato di almeno 30 minuti”.[3] Un risultato di ricerca estremamente rilevante non soltanto in virtù del considerevole miglioramento del quadro clinico nei pazienti coinvolti, ma anche per via della sua facilità di attuazione. Trenta minuti settimanali di attività sportiva moderata sono il punto di partenza da cui educare i pazienti a uno stile di vita più responsabile.

Prima di passare in rassegna alcune pubblicazioni di settore, voglio aprire una breve parentesi informativa sui rischi oncologici a cui è esposto l’apparato gastrointestinale.

Alcune ricerche osservazionali[1] hanno dimostrato quanto gli individui più attivi riducano del 24% le possibilità d’insorgenza di tumore al colon e che, in caso di diagnosi, l’attività motoria reiterata nel tempo sia in grado di migliorare significativamente le prospettive di vita dei pazienti. Sebbene non si sia ancora stabilita l’incidenza dello sport sulle manifestazioni oncologiche a carico dell’apparato gastrointestinale, si crede che lo sforzo motorio sia responsabile di una modificazione del microbiota intestinale – con conseguente produzione di butirrato. Quest’ultimo, in condizioni normali, penetra nei mitocondri e partecipa alla sintesi di un metabolita a sua volta coinvolto nel processo di rigenerazione cellulare: l’acetil-CoA. In situazioni patologiche, tuttavia, i mitocondri non sono in grado di cooperare correttamente con il butirrato. Quest’ultimo si accumula nello spazio cellulare, inibendo gli enzimi HDAC (Istone Deacetilasi) con conseguente soppressione del meccanismo che favorisce il ricambio cellulare. Il surplus di molecole di butirrato indotto dallo sport potrebbe, di conseguenza, cooperare con le terapie farmacologiche al fine di ristabilire il corretto equilibrio cellulare.

 

Conclusioni

In conclusione, gli individui che svolgono attività fisica regolare minimizzano le probabilità di sviluppare MICI – ovverosia risposte infiammatorie croniche a carico dell’apparato gastrointestinale – o di alleviare significativamente i sintomi che si manifestano in fase acuta e/o di mantenimento. Studi di settore[2] hanno permesso di appurare quanto un trattamento in dieci settimane volto a migliorare la dieta, lo stile di vita e il rapporto corpo-mente del paziente abbia massimizzato l’efficacia delle terapie farmacologiche in soggetti con Colite Ulcerosa (CU) attiva. Nei panni di professionisti della salute, è nostro dovere fornire ai soggetti che si affidano alle cure mediche tutti gli strumenti necessari per condurre una vita piena e appagante. Un’attenzione particolare merita chi, essendo affetto da MICI, non è ancora a conoscenza del ruolo benefico dell’attività motoria costante. Per questo motivo, l’invito è quello di mettersi al fianco dei pazienti per stabilire obiettivi realistici, sessioni graduali, densità di allenamento crescenti e rigenerazione intelligente dei cicli di scoppio e mantenimento delle Malattie Croniche dell’Intestino.

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[2] Villoria, A., Serra, J., Azpiroz, F. & Malagelada, J.-R. Physical activity and intestinal gas clearance in patients with bloating. Am. J. Gastroenterol. 101, 2552–2557 (2006).

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[4] Wolin, K. Y., Yan, Y., Colditz, G. A. & Lee, I.-M. Physical activity and colon cancer prevention: a meta-analysis. Br. J. Cancer 100, 611–616 (2009).

[5] Jones, P. D. et al. Exercise Decreases Risk of Future Active Disease in Inflammatory Bowel Disease Patients in Remission. Inflamm. Bowel Dis. 21, 1063–1071 (2015).

 

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