Tiroide e microbiota intestinale: un importante collegamento per la tua salute
Quando si soffre di una patologia, qualunque essa sia, curarne i sintomi non è abbastanza: occorre sempre indagare fino ad arrivare alla radice del problema e alle cause che scatenano la malattia. Sappiamo già che la salute dell’intestino comporta numerosi benefici all’organismo e che, viceversa, quando non funziona bene ne risente tutto l’organismo. Oggi in particolare voglio parlarti del collegamento fra problemi alla tiroide e microbiota intestinale.
L’efficienza della tiroide è influenzata da numerosi fattori e recenti studi indicano che proprio i numerosi microorganismi che risiedono nell’intestino hanno un ruolo fondamentale sulla sua salute, in quanto questi sono in grado di produrre gli ormoni, inclusi quelli tiroidei.
L’importanza dei batteri per la salute endocrina
I batteri della flora intestinale sono coinvolti in numerosi processi collegati a varie patologie, dall’obesità alle malattie infiammatorie intestinali fino alla sclerosi multipla, quindi naturalmente anche il loro impatto sugli organi del sistema endocrino è oramai noto e risaputo. Le prime ipotesi sul collegamento fra l’alterazione delle funzioni della tiroide e microbiota intestinale in disbiosi risalgono addirittura ai primi anni del novecento.
In anni più recenti, grazie all’analisi delle feci, sono stati rilevati bassi livelli di bifidobatteri e lactobacilli contro un elevato numero di batteri da Enterococco in alcuni soggetti affetti da ipertiroidismo, evidenziando quindi il collegamento fra tiroide e microbiota intestinale.
Per quanto riguarda invece i soggetti affetti da ipotiroidismo, e a causa del fatto che questo tipo di patologia ha per la maggior parte una base autoimmune, si evidenzia comunque lo stesso collegamento, dato che l’alterazione del microbiota intestinale ha comunque un ruolo fondamentale nelle malattie autoimmuni.
La conferma di questa connessione è stata rilevata anche grazie ad esperimenti sugli animali: alcuni topi allevati in condizioni sterili e quindi privi di batteri intestinali hanno sviluppato ghiandole tiroidee più piccole rispetto a quelli allevati in maniera convenzionale.
Perché l’assorbimento dei nutrienti è fondamentale
Un altro fattore chiave che riveste l’intestino ai fini della salute endocrina è rappresentato dall’assorbimento dei nutrienti. Sostanze come lo iodio e il selenio, fondamentali per la salute della tiroide, vengono assorbiti dall’organismo tramite i villi, delle piccole escrescenze simili a minuscole dita che rivestono l’intestino. Quando si presenta un’infiammazione intestinale, come per esempio nella disbiosi, i villi si atrofizzano e non sono più in grado di assorbire nutrienti preziosi.
L’influenza del liposaccaridi (LPS)
Il Liposaccaride (LPS) è un componente della parete cellulare dei batteri. Nel momento in cui l’intestino diventa permeabile, l’LPS può infiltrarsi nel flusso sanguigno danneggiando la tiroide.
Ciò che realmente fa l’LPS è diminuire uno speciale enzima responsabile della quantità di T3 in circolazione, la forma attiva dell’ormone tiroideo, necessaria a trasformare il T4 (cioè la forma inattiva dell’ormone). Al contrario, la metabolizzazione degli acidi biliari prodotti nella cistifellea da parte dei batteri intestinali aumenta l’attività di questo enzima.
La funzionalità tiroidea infatti, dipende anche in parte dalla quantità di recettori presenti nel corpo: l’LPS inibisce la ricezione di questi segnali specialmente nel fegato.
Un ulteriore effetto negativo dell’LPS è l’induzione dell’aumento dell’assorbimento dello iodio nella stessa tiroide. Potrebbe sembrare un effetto positivo, in quanto lo iodio è sicuramente necessario al funzionamento del sistema endocrino ma il suo eccesso, specialmente in concomitanza con la carenza di selenio, può contribuire allo sviluppo della tiroidite di Hashimoto, una forma autoimmune di ipotiroidismo.
Un’ulteriore conferma al collegamento fra tiroide e microbiota intestinale: la SIBO
La SIBO, sovracrescita batterica dell’intestino tenue, è una patologia che si manifesta nell’intestino tenue, quando alcuni batteri e archea colonizzano l’intestino e proliferano causando gonfiore e gas, fra gli altri sintomi (di cui parliamo in questo articolo).
Il collegamento fra questa patologia e la tiroide sembra essere stato trascurato, nonostante alcune ricerche recenti abbiano invece dimostrato come all’interno di un gruppo di persone affette da ipotiroidismo autoimmune, la maggior parte di esse risultasse positiva al test del respiro per la SIBO.
Le cause di questa connessione non sono ancora note, ma è possibile che, dato che gli ormoni tiroidei aiutano a stimolare la motilità intestinale, anche che la bassa motilità o la costipazione inducano un ambiente intestinale idoneo alla sovracrescita batterica.
Aiutare l’intestino a migliorare le funzioni tiroidee
Al fine di aiutare la tiroide e migliorare la sintomatologia ad essa associata, è possibile agire principalmente sul fronte alimentare:
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evitare di assumere cibi infiammatori, preferendo invece cibi ricchi di nutrienti per aiutare l’intestino a guarire e restare sano;
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assumere alimenti ricchi di fibre è un’altra ottima soluzione, in quanto i batteri intestinali sono in grado di fermentare le fibre e produrre acidi grassi a corta catena che a loro volta inibiscono alcuni enzimi aumentando i recettori tiroidei;
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utilizzare cibi fermentati: nonostante non esistano ancora ricerche evidenti sugli esseri umani, l’assunzione acido lattico nei ratti ha effettivamente migliorato le funzioni tiroidee degli animali.
Naturalmente è anche opportuno verificare se si è affetti da SIBO, soprattutto quando si soffre di gonfiore, dolore addominale o altri sintomi caratteristici di questa patologia.
Grazie a questi suggerimenti e con l’aiuto del proprio specialista di fiducia sarà possibile ripristinare l’armonia fra tiroide e microbiota intestinale all’interno dell’organismo.
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