Resistenza alla leptina e sovrappeso: capirne il legame è fondamentale
Oggi parliamo di resistenza alla leptina per un motivo ben specifico: la lotta contro il peso in eccesso è dura e costellata da una miriade di informazioni talvolta inesatte o magari incomplete ed è arrivato il momento di conoscere la verità. Probabilmente anche tu sarai portato a credere che per dimagrire sia necessario solamente abbassare le calorie consumate (leggi qui un interessante articolo sul conteggio delle calorie) e utilizzare al massimo la tua forza di volontà per non cedere alle tentazioni culinarie svolgendo contemporaneamente un adeguato esercizio fisico. Ebbene, non è proprio così e sicuramente la riduzione calorica e la forza di volontà non sono gli unici fattori da tenere in considerazione quando si intraprende un percorso di dimagrimento.
La moderna ricerca ha indotto gli scienziati a considerare l’ormone chiamato leptina proprio come uno dei principali responsabile della quantità di grasso nel corpo. Vediamo perché.
Cos’è la leptina
La leptina è un ormone prodotto dalle cellule di grasso presenti nell’organismo. Spesso l’avrai sentita nominare come “ormone della sazietà” o come “ormone della fame”.
Da questo ormone dipende la quantità di grassi assimilata dal corpo oppure convertita in energia, perché l’obiettivo primario della leptina è comunicare con il cervello, in particolare con l’ipotalamo.
La leptina quindi dovrebbe comunicare al cervello che nell’organismo si è accumulato del grasso e che non è necessario nutrirsi, ma si possono comunque continuare a bruciare calorie ad un ritmo normale.
Funzioni della leptina e come agisce
L’ormone di cui parliamo esercita una funzione sulla fertilità, sulle difese immunitarie e anche sulle funzioni cerebrali, ma ciononostante, il suo ruolo principale resta la regolazione a lungo termine del bilancio energetico dell’organismo, ovvero il totale di calorie che assumiamo e che utilizziamo e il quantitativo di grasso che invece immagazziniamo nel corpo.
Ecco come funziona: le cellule di grasso producono l’ormone. Più grasso contengono e ovviamente più ne producono. La leptina è trasportata dal flusso sanguigno verso il cervello che invia un segnale all’ipotalamo (l’area del cervello che controlla quando e quanto mangiare).
In sintesi, tramite la leptina, le cellule di grasso avvisano il cervello sul quantitativo di grasso che hanno immagazzinato: tanta leptina significa che è presente un grande quantitativo di grasso, poca leptina indica che le riserve di grasso sono basse e siamo a rischio di sentire presto molta fame.
Grazie alla leptina l’uomo è sopravvissuto e si evoluto nel tempo evitando di affamarsi o di sovralimentarsi, entrambi fattori che avrebbero reso la sua sopravvivenza nell’ambiente naturale molto più difficile.
Tutt’oggi la leptina lavora per noi fornendoci i giusti segnali che ci impediscono di morire di fame, ma per quanto riguarda il meccanismo opposto, ovvero la sovralimentazione, entrano in gioco alcune cause che possono interferire con questo procedimento.
Un circolo vizioso: la resistenza alla leptina
È evidente che le persone obese abbiano un quantitativo di grasso abnorme nelle loro cellule rispetto ai normopeso. Siccome le cellule di grasso producono leptina proporzionalmente alla loro dimensione, le persone in sovrappeso hanno dunque alti livelli di leptina.
Considerato il meccanismo di questo ormone, tali persone non dovrebbero continuare a sovralimentarsi, o meglio, il loro cervello dovrebbe sapere bene che possiedono già una notevole quantità di energia immagazzinata nell’organismo.
Il problema in questi casi è che il segnale che fornisce la leptina non funziona. L’ormone viene prodotto e si accumula ma il cervello non lo percepisce. In questo caso si può parlare di resistenza alla leptina, che è attualmente ritenuta la principale anomalia biologica nell’obesità.
Quello che accade quindi è che il cervello, non percependo il segnale della leptina, considera l’organismo in fase di carestia anche se in realtà l’energia immagazzinata è ben più che sufficiente.
Come risultato, l’organismo riceve il segnale di mangiare assolutamente per evitare di morire di fame e di ridurre la spesa energetica per conservare l’energia facendoci sentire stanchi.
Ecco perché l’alimentazione eccessiva e il poco esercizio fisico non sono la causa dell’aumento di peso, bensì la conseguenza di uno squilibrio ormonale (la resistenza alla leptina).
Il problema delle diete
Qualora una persona obesa decidesse di mettersi a dieta per ritornare magra, si verificherebbe un drastico calo dei livelli di leptina prodotti dalle cellule di grasso e questo avvenimento verrebbe interpretato dal cervello di nuovo come carenza di cibo, modificando sostanzialmente il comportamento e facendo riacquistare il grasso perso.
Infatti, se è vero che all’inizio di una dieta si verifica una perdita di grasso, nel lungo termine questo meccanismo si inceppa e potrebbe essere proprio a causa della leptina, come testimoniano numerose ricerche.
La perdita di peso dunque riduce la massa grassa portando ad una riduzione dei livelli di leptina che causa stanchezza, aumento dell’appetito e diminuzione del numero di calorie bruciate a riposo.
Le cause della resistenza alla leptina e uno sguardo ai rimedi
Secondo i ricercatori, diversi meccanismi cellulari intervengono nel causare la resistenza alla leptina che in generale si possono riconoscere in tutte le persone obese.
Si parla infatti di infiammazione, sia negli uomini che negli animali, di alti livelli di acidi grassi liberi nel sangue che potrebbero interferire con i meccanismi del cervello e di alti livelli di leptina che ovviamente rappresentano la prima causa di questa situazione.
È quindi naturale pensare che per ridurre la resistenza alla leptina nel proprio organismo sia necessario adottare quantomeno una dieta in grado di ridurre l’infiammazione. Si potrebbe quindi:
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agire dal punto vista alimentare evitando i cibi processati che possono compromettere l’intestino e aumentare l’infiammazione, assumendo fibra solubile (un ottimo rimedio per l’intestino ed un alimento efficace nella lotta contro l’obesità) e aumentando il consumo di proteine, anch’esse in grado di coadiuvare la perdita di peso grazie all’effetto saziante;
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agire dal punto di vista fisico, aumentando le ore di sonno (che sono fondamentali come descritto in questo articolo) e incrementando l’esercizio fisico;
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svolgere regolari controlli sugli esami del sangue per cercare di abbassare i trigliceridi, che possono interferire con l’arrivo della leptina al cervello attraverso il flusso sanguigno.
La moderna dieta occidentale di certo non aiuta a riequilibrare la situazione ormonale dell’organismo, essendo sbilanciata e ricca di alimenti dannosi e in grado di causare l’obesità e varie altre patologie croniche.
Nonostante la lotta all’obesità debba essere combattuta su tanti fronti, la resistenza alla leptina resta comunque la causa principale dell’aumento di peso e della conseguente difficoltà di dimagrire. È quindi necessario tenere in considerazione questo importante ormone nel momento in cui si intraprende un percorso alimentare per perdere peso.
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