Microbiota Intestinale: Cosa Devi Sapere Per Trattarlo Come Merita
Prima di parlare di microbiota intestinale, voglio spiegarti brevemente cosa si intende con il termine “microbiota”. In parole semplici con questa parola si vuole indicare l’insieme di microorganismi (batteri commensali, lieviti e virus) presenti in una determinata parte del corpo. Per esempio con ‘microbiota cutaneo’ si intende l’insieme di microorganismi della pelle, con ‘microbiota vaginale’ i microorganismi vaginali, mentre con ‘microbiota del tratto respiratorio’ si vuole parlare dei batteri presenti tra bocca, narici, nella faringe, ecc….
Il microbiota intestinale, alias la nostra flora batterica
Con microbiota intestinale si intende tutto l’insieme dei microbi che vivono nel nostro intestino. Al suo interno ci sono decine di migliaia di milioni di microorganismi di almeno 1000 specie diverse. Nella maggior parte delle persone un terzo del microbiota è simile, mentre per 2/3 è diverso per ognuno di noi e per questo fa parte della nostra individualità.
Il microbiota non esiste nella vita intrauterina. Viene acquisito nel momento del parto, quando si è esposti a specie batteriche presenti nella flora vaginale e gastrointestinale della madre. In seguito si incrementa in quantità e varietà tramite l’esposizione all’ambiente e con l’alimentazione.
La maggior parte di questi microorganismi non sono dannosi per la salute, anzi, sono benefici perché sono parte di numerosi processi fisiologici. Per questo ad oggi sono svariati i paesi che stanno investendo sugli studi per comprendere il rapporto tra questi microbi, la salute e le malattie.
Il microbiota intestinale è un “organo acquisito” (visto che non è innato) ancora molto sconosciuto. Quello che è certo ormai per gli studiosi, è che il microbiota è direttamente relazionato con la nostra salute, con il nostro sistema immunitario, con il nostro funzionamento dell’apparato digerente, ecc…
L’asse intestino cervello
Una cosa di cui sentiamo parlare spesso negli ultimi anni è l’asse intestino cervello. Questo collegamento non è nuovo, era già stato studiato in passato. Solo recentemente però si è scoperto che non è solo il cervello che incide sull’intestino, ma anche viceversa.
- Uno studio di qualche anno fa, ha dimostrato che le persone in disbiosi soffrono più facilmente di problemi di origine nervosa e psicologica, come la depressione e l’ansia (anche in maniera severa).
- Situazioni di stress infantili (come violenze fisiche e psicologiche), secondo un altro studio, sembrano aumentare la possibilità di subire futuri disturbi gastrointestinali. Questo probabilmente perché il microbiota si è creato in un ambiente perturbato e instabile.
- Uno studio dell’UCLA di Los Angeles ha riportato che le persone che soffrono di disturbi gastrointestinali soffrono più facilmente di ansia.
- Un altro studio del 2012, eseguito sui ratti, ha dimostrato che alterando il microbiota di questi, il loro comportamento cambia notevolmente, dimostrando evidente stress.
Siamo ancora lontani da capire l’esatto funzionamento di questa connessione, ma quello che è chiaro è che microbiota intestinale e cervello collaborano al nostro benessere. Questo concetto che sposo ormai da anni, è anche sostenuto in maniera spassionata dal Dr. Paolo Mainardi, secondo il quale “Lo studio dell’asse intestino-cervello consente un nuovo approccio terapeutico mirato a curare il primo per migliorare la funzionalità del secondo e di altri organi ad esso collegati”.
L’importanza di una dieta variegata
Lo sentiamo dire spesso, ma non ci rendiamo conto di quanto sia vero: “Siamo quello che mangiamo”. Con quello di cui ci cibiamo infatti andiamo ad alimentare i miliardi di batteri che vivono nel nostro apparato digerente. La varietà e la quantità di microorganismi presente nel nostro microbiota intestinale (e non solo) è direttamente influenzata dalla diversità di cibo con cui ci nutriamo.
Si crea una sorta di equilibrio che se alterato può dare origine a diversi disturbi, che vanno dai problemi intestinali, alle malattie autoimmuni e croniche. È vero anche che il microbiota viene influenzato e alterato da molte altre cose (come le infezioni, gli antibiotici e i medicinali, ecc…), ma il ruolo dell’alimentazione sembra essere primario.
Il ruolo dei probiotici per il microbiota intestinale
Ho già scritto molto sui probiotici, in particolare un articolo (che trovi qui). La maggior parte dei medici, nutrizionisti e specialisti, consiglia di assumerli sotto forma di integratori, in determinate situazioni, e questo senza dubbio è positivo. Quello però che quasi nessuno consiglia è unire l’indispensabile varietà dell’alimentazione (spiegata nel paragrafo precedente) ai probiotici. In che modo? Assumendo giornalmente alimenti fermentati auto prodotti (quelli in commercio in Italia non vanno bene) che per numero e varietà di probiotici non possono essere uguagliati da nessun tipo di integratore sul mercato.
Kefir, kombucha, crauti, kvass, ecc… (trovi molte ricette qui) sono i cibi e bibite fermentati che non dovrebbero mai mancare nell’alimentazione di una persona che ci tiene al proprio microbiota intestinale.
Il ruolo degli acidi grassi a corta catena
I probiotici quindi sono una manna per il nostro intestino, perché lo ripopolano, lo aiutano a lavorare meglio, ecc… Bisogna aggiungere però che non attecchiscono all’intestino. Sono utili, ma ciò che è veramente necessario per sfiammare e nutrire le cellule intestinali e il microbiota sono gli acidi grassi a catena corta.
Ho parlato a lungo degli acidi grassi a catena corta, quindi non mi soffermerò troppo. Trovi gli articoli sul blog. Ci tengo però a dire che i principali sono 4, ossia l’acido acetico, l’acido propionico, l’acido butirrico e l’acido valerico. Per produrli, gli alimenti indispensabili da aggiungere alla tua dieta sono:
- quelli che contengono inulina (come aglio, porri, carciofi, cipolle, segale e asparagi);
- i FOS (fruttoligosaccaridi contenuti per esempio nelle banane, nell’aglio e nei carciofi);
- l’amido resistente (che si trova in cereali come l’orzo, il riso, i legumi, ecc…);
- la pectina (mele, albicocche, carote, ecc…);
- la gomma di guar (estratta dai bacelli omonomi);
- l’arabinoxilano (nella crusca di farro);
- l’aceto (qualsiasi aceto, come quello di mele a crudo);
- i cibi e le bevande fermentate;
- i grassi (olio di oliva extravergine, olio di cocco, frutta secca, latte…).
La complessità del microbiota intestinale
Ovviamente niente è semplice. Il microbiota intestinale è talmente vasto e sconosciuto che per riuscire a riequilibrarlo e a ritrovare la salute ci possono volere mesi (anche anni). La strada è lunga e pensare di percorrerla da soli è un po’ difficile. La medicina quasi mai asseconda e aiuta il microbiota, anzi.
I farmaci, in particolare gli antibiotici e i FANS (gli antiinfiammatori non steroidei come l’iboprufene o l’aspirina), vengono prescritti e utilizzati molto più del dovuto e questo incide pesantemente e in maniera negativa sul microbiota intestinale. Secondo alcuni studi una cura standard con antibiotico (della durata di 5/7 giorni) crea danni alla flora batterica che richiedono dalle 2 settimane ai 6 mesi per tornare alla situazione di partenza.
In determinate situazioni i medicinali sono indispensabili, ma oggi giorno se ne fa un uso talmente sproporzionato che il nostro microbiota intestinale risulta sempre in stato di recupero e mai in buona salute. Questo è uno dei motivi per cui i malati cronici sono in aumento.
Conclusioni
La scienza sta facendo enormi passi avanti sull’importanza del microbiota intestinale per la nostra salute. La medicina invece è rimasta indietro e non è ancora capace di stare al passo con i tempi, portando le persone su un percorso di vita differente. Non sta a me stabilire se in questo ci siano interessi dietro o solamente poca voglia di cambiare.
Quello che è sicuro è che io sono riuscito a ricostruire la mia salute (e anche quella dei miei pazienti) proprio basandomi sul microbiota intestinale e, ovviamente, anche su moltissime altre cose ad esso collegate. È grazie alla mia esperienza che mi sento in grado di poterti dire che, se vuoi davvero trovare la tua (difficile) strada da percorrere verso la ritrovata salute, insieme possiamo farlo.
Riferimenti:
- Encyclopædia Britannica, Human microbiome, accessed 22 March 2016.
- Structure, function and diversity of the healthy human microbiome, Human Microbiome Project Consortium, Nature, doi: 10.1038/nature11234, published online 13 June 2012.
- Defining the human microbiome, Luke Ursell et al., Nutrition Reviews, doi: 10.1111/j.1753-4887.2012.00493.x, published online 1 August 2012.
- American Microbiome Institute, Introduction to the human microbiome, accessed 22 March 2016.
- The indigenous gastrointestinal microflora, Rodney Berg, Trends in Microbiology, doi: 10.1016/0966-842X(96)10057-3, published online November 2006, abstract.
- American Psychological Association, That gut feeling, accessed 22 March 2016.
- A healthy gastrointestinal microbiome is dependent on dietary diversity, Mark L. Heiman and Frank L. Greenway, Molecular Metabolism, doi: 10.1016/j.molmet.2016.02.005, published online 5 March 2016.
- Gut microbiome and metabolic syndrome, Mohsen Mazidi et al., Diabetes & Metabolic Syndrome: Clinical Research & Reviews, doi: 10.1016/j.dsx.2016.01.024, published online 11 February 2016, abstract.
- MyNewGut, Research, accessed 22 March 2016.
- NIH Human Microbiome Project, The human microbiome, accessed 22 March 2016.
- Gibson GR, Roberfroid MB. Dietary modulation of the human colonic microbiota: introducing the concept of prebiotics. J Nutr. 1995 Jun;125(6):1401-12. PMID
- Health and Nutritional Properties of Probiotics in Food including Powder Milk with Live Lactic Acid Bacteria, Report of a Joint FAO/WHO Expert Consultation on Evaluation of Health and Nutritional Properties of Probiotics in Food including Powder Milk with Live Lactic Acid Bacteria, Cordoba, Argentina, October 1-4,200
- Moheb Costandi, Microbes on Your Mind, Scientific American Mind 23, 32 (2012).
- http://espcg.eu//www/wp-content/uploads/2013/09/ENGLISH-LEAFLET-ESPCG-2013-Consensus-Guidelines-on-Probiotics.pdf
-
http://www.gutmicrobiotaforhealth.com/definition-probiotics-twelve-years-later-6455
Buongiorno. Ottimo articolo. Ma manca il link alle ricette dei cibi fermentati. Grazie.
Giuseppe, trova la preprazione di alimenti fermentati nella sezione delle ricette
Vorrei sapere se l’aglio e le cipolle devono essere consumati cridi o se vanno bene anche cotti.
Dipende dall’intestino non dal cibo.
Bravo Shantith: sintetico, completo e chiaro. Davvero un ottimo articolo
Io sto leggendo e sono a bocca aperta ……sono intollerante al lattosio da 17 anni ( feci il breat test)però anche se sono sempre a dieta, 2 volte all”anno se mi offrono un dolce … lo provo ed il risultato è che mi gonfia ……..sono stata operata di un timore al seno un anno fa…. è possibilie che la causa sia il mio intestino permeabile???? Che esami posso fare per acere la certezza? Vivo in Germania a Brema.
L’intolleranza al lattosio può essere conseguenza della permeabilità intestinale. I villi intestinali responsabili della produzione dell’enzima lattasi che ci permette di digerire il lattosio, a causa di infiammazione possono danneggiarsi risultando in una diminuita produzione di questo enzima. Da qui, l’intolleranza al lattosio. Benchè l’eliminazione del lattosio dalla dieta porti all’eliminazione dei sintomi, non risolve il problema.